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La nuova economia mondiale: la Cina mette il turbo e l’Europa guarda

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conadi Luca Lippi

Mentre siamo distratti, a giusta ragione, dalle vicende legate all’elezione del nuovo Presidente della Repubblica, la Cina, che allo stato attuale ha una potenza di fuoco tre volte superiore a quella statunitense nell’eseguire speculazioni sui mercati, sta giocando al ribasso sulle materie prime causandone il crollo dei prezzi (invero la Cina è favorita sui tempi d’intervento anche dal favore del fuso orario). Non entriamo in tecnicismi perché non è questa la sede.

In sostanza non c’è niente di nuovo o di particolarmente sconvolgente, perché gli economisti hanno sempre una doppia risposta a fenomeni del genere: una potrebbe essere che la discesa dei prezzi è favorevole alla ripresa economica mondiale, l’altra è che si sta affacciando una nuova recessione mondiale. Questo è anche alimentato dal fatto che se la Cina ha una grande “potenza di fuoco”, è anche vero che sempre la Cina rallenta la produzione industriale. Anche in questo caso le risposte sono due.

La prima è che si sta raffreddando la crescita economica di un Paese che rischiava di creare una bolla speculativa di proporzioni preoccupanti, l’altra è che considerando la Cina, la “fabbrica del mondo” nel momento in cui rallenta la produzione di questo sistema, il mondo prende la china della stagnazione e quindi recessione. Per questo motivo diciamo che non c’è niente di nuovo! Il fatto però è che quanto sta accadendo non si è mai verificato almeno negli ultimi 150 anni. Il debito mondiale cresce troppo velocemente e bisognerebbe trovare una via di uscita, meno dolorosa possibile!

Che cosa può cambiare concretamente lo stato dei fatti? E’ piuttosto complicato determinarlo, preoccupa che le democrazie moderne hanno fallito miseramente, è sotto gli occhi di tutti, e preoccupa anche il fatto che la soluzione a tutti i problemi e nelle mani delle stesse persone che hanno contribuito a crearli. L’Europa in questo momento, con la crisi personalissima che la riguarda, può solamente guardare. Le tensioni interne (seppure sottovalutate) sono molto forti. Siamo nella situazione di essere confortati dalla potenza di un’automobile formidabile e tecnologicamente avanzatissima, ma su un terreno fangoso, e a ogni “accelerata” anziché uscire dal guado, affondiamo.

Non sarà il caso di cambiare strategia? La burocrazia e la globalizzazione sono il vero male della nuova economia mondiale che dovrebbe tornare al “laissez faire, laissez passer” (slogan attribuito a Gournay per i fisiocrati e i liberisti nella loro campagna rivolta a ottenere l’abolizione di ogni vincolo imposto dallo stato all’attività economica). In Europa non ci sono burocrati purtroppo, ma super burocrati, e rischiamo di non andare da nessuna parte perché la crisi (qualora sfuggisse il dato) sta durando assai più di quanto è durata la seconda guerra mondiale.


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